MORTE, SILENZIO E TERRORE


Morte, silenzio e terrore: così Donetsk attende il referendum

di Eliseo Bertolasi
Donetsk (21 settembre 2022)

Nella città di Donetsk la situazione è surreale. A causa dei frequenti bombardamenti tutto il movimento cittadino è visibilmente ridotto al minimo indispensabile.
La gente evita di uscire all’aperto, chi esce lo fa solo per ragioni contingenti. Le vie, quindi, sono poco trafficate, quasi deserte, allo stesso modo, poche sono le persone che si vedono nei negozi e negli esercizi commerciali. Le auto circolano a velocità sostenuta, pare che sia la condizione migliore in caso inizino a piovere bombe.
La sera all’imbrunire, in un baleno, tutto sprofonda in un cupo silenzio rotto solo dal riecheggiare di boati vicini o lontani.
Ecco questa è Donetsk oggi! Impossibile non percepire la tensione, la pressione di grande pericolo che grava giorno e notte sulla città. In qualsiasi momento e in qualsiasi luogo possono arrivare le bombe, neanche il tempo di sentire il sibilo per riparasi. La vita è solo legata alla sorte: qualche metro più avanti o più indietro, qualche minuto in anticipo o in ritardo, si vive o si muore.
Sono mesi che gli abitanti di Donetsk: donne, bambini, anziani, tutti.. vivono in queste condizioni. Veramente terribile, quasi indescrivibile..
Nelle ultime settimane, addirittura, si osserva un intensificarsi dei bombardamenti sulla città. Con gli obici e coi proiettili da 155mm, che la NATO fornisce costantemente a Kiev, diventa sempre più facile per le formazioni militari ucraine tenere sotto tiro l’intera area metropolitana di Donetsk.
Bisognerebbe invitare sul posto, anche un solo giorno, quei politici occidentali, con la loro corte di giornalisti, che si battono con veemenza per fornire queste armi a Kiev, almeno si renderebbero conto direttamente come si vive sotto la minaccia delle armi che loro stessi sponsorizzano. Per chi, invece, qui ci abita e ci vive da sempre, non esiste nessun’altra alternativa se non andare avanti e sperare in tempi migliori. I tempi migliori arriveranno, nessuno ne dubita e si prevede presto! Otto anni di guerra hanno temprato questa gente a vivere sotto il peso di qualsiasi sacrificio.
Il 19 settembre, sotto le bombe ucraine, non distante dal centro di Donetsk, in piazza Bakinskix Komissarov, 13 persone hanno perso la vita. Solo un vile attentato terroristico. C’era un chiosco-rosticceria, ora tutto è distrutto: le lamiere del tetto divelte, tutt’intorno i segni delle schegge, sull’asfalto sono ancora visibili le macchie di sangue delle vittime. Sul luogo della strage qualche anima pia ha alzato il vessillo con l’icona del Sacro Volto di Cristo, si vedono persone che portano fiori, che accendono una candela o semplicemente si fermano per una preghiera. L’umanità vince sulle barbarie.
Il regime di Kiev ha dimostrato ancora una volta il suo volto disumano, bombardando zone ad alta presenza di civili, punti che non rappresentano alcun obiettivo militare. Non c’è nessuna conquista, nessuna strategia militare, ma solo la volontà di generare terrore seminando morte indiscriminatamente tra la popolazione civile.
Quei paesi dell’“Occidente” che riforniscono di armi Kiev dovrebbero almeno riconoscere la loro responsabilità davanti allo spargimento di tanto sangue innocente.

Eliseo Bertolasi, PhD in antropologia culturale, russista, corrispondente per media russi e reporter dal Donbass

LA BANDIERA DEL VICINO È SEMPRE PIÙ BELLA


Il Governo stanzia cinque milioni per le Marche alluvionate e (pare) 700 milioni per l’Ucraina

19 Settembre 2022
Giulia Burgazzi

Cinque milioni per le Marche in ginocchio dopo l’alluvione. Li ha stanziati il Consiglio dei ministri di venerdì 16, che ha anche deciso deciso di mettere a disposizione dell’Ucraina una somma di entità ignota ma presumibilmente ben più cospicua. Si parla di 700 milioni.
Lo stanziamento per l’Ucraina è nel decreto Aiuti Ter: quello appunto che il Governo ha approvato venerdì. Nel comunicato stampa di Palazzo Chigi si legge che i soldi per l’Ucraina fanno parte “delle iniziative assunte dall’Unione europea nel quadro della nuova Assistenza Macrofinanziaria (AMF) eccezionale”. Non si specifica però l’ammontare.
L’Italia ha già dato all’Ucraina 200 milioni destinati alle scuole. Per  conoscere la cifra stanziata venerdì, bisogna attendere attendere la pubblicazione del decreto Aiuti Ter in Gazzetta Ufficiale. Secondo anticipazioni di stampa, all’Ucraina andrebbero 700 milioni. Così ha titolato la solitamente ben informata agenzia ADN Kronos; così si legge  sulla bozza del decreto che i media hanno diffuso.

SONO PRONTA!

Con Liz Truss si rischia una guerra nucleare? Cosa ha detto sulla Russia

Alessandro Cipolla
6 settembre 2022

Liz Truss in merito alla Russia ad agosto ha affermato che il Regno Unito, se necessario, sarebbe pronto a usare armi atomiche: rischiamo una guerra nucleare ora che è diventata primo ministro?

Da quando la Russia lo scorso 24 febbraio ha iniziato la sua “operazione speciale” in Ucraina, il mondo intero e soprattutto l’Europa vive con la costante paura di una guerra nucleare, senza contare i timori per delle fuoriuscite dalle centrali spesso teatri degli scontri tra i due eserciti (vedi Zaporizhzhia).
Come dal Regno Unito è arrivata la notizia della vittoria di Liz Truss alle elezioni per la leadership dei Conservatori, successo che automaticamente la porterà a Downing Street succedendo così a Boris Johnson, in molti probabilmente avranno ripensato alle parole pronunciate dal nuovo primo ministro a fine agosto.
Nel pieno della campagna per la guida dei Torys, Liz Truss ospite a Birmingham di un evento organizzato dai conservatori locali ha evocato chiaramente scenari da guerra nucleare parlando della Russia.
“Londra è pronta, se necessario, a utilizzare le armi nucleari – ha dichiarato in quell’occasione Truss che prima dell’approdo a Downing Street è stata il ministro degli Esteri del Regno Unito – Ritengo che sia un dovere importante del primo ministro e sono pronta a farlo”.

Liz Truss e il rischio di una guerra nucleare con la Russia

Liz Truss durante la volata per la guida dei Conservatori è stata spesso indicata dai media come uno dei “falchi” all’interno dei Torys. Da quando nel 2021 è stata nominata ministro degli Esteri, la sua posizione è stata sempre di netta chiusura nei confronti di Russia e Cina.
A Birmingham le parole del nuovo primo ministro sono state accolte da un fragoroso applauso da parte della sala, anche se il moderatore dell’evento John Pienaar ha parlato di “voltastomaco davanti all’annientamento totale” derivante da una guerra nucleare.
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina il Regno Unito è stato uno dei maggiori sostenitori di Kiev, tanto che Volodymr Zelensky nel salutare la nomina di Liz Truss ha voluto anche ringraziare il suo predecessore Boris Johnson definito un “grande amico”.
“Non vedo l’ora che inizi la cooperazione con il nuovo premier della Gran Bretagna Liz Truss – ha dichiarato Volodymyr Zelensky – Noi in Ucraina la conosciamo bene: è sempre stata dal lato giusto della politica europea”.
Visto lo stallo in Ucraina, con le bombe che continuano a parlare a differenza della diplomazia, dopo oltre sei mesi dall’inizio della guerra il sentore è che questo conflitto sarà lungo e logorante anche per il tessuto economico europeo.
Lo scenario di una guerra nucleare di certo è il più estremo anche se diversi analisti, in caso di una Russia messa alle corde da una avanzata dell’esercito di Kiev ben armato dall’Occidente, non hanno escluso che Putin possa ricorrere alle tante armi atomiche tattiche che sono nei magazzini russi già pronte all’uso.
Fin dai tempi della Guerra Fredda il timore nucleare è stato il deterrente per uno scontro militare diretto tra la varie grandi potenze: in un periodo di grande crisi di materie prime però anche le più granitiche certezze possono vacillare, con l’esito finale del conflitto in Ucraina che al momento appare essere un’autentica sciarada.

LA GUERRA È PACE


In Ucraina è la Nato che cerca la guerra!

24 gennaio 2022
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Marco Consolo, responsabile esteri del Partito della Rifondazione Comunista

L’allargamento della NATO fino ai confini della Russia è alla base dell’escalation guerrafondaia in Ucraina.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno sponsorizzato le forze etno-nazionaliste che hanno riabilitato come eroi nazionali i collaborazionisti col nazismo e portato avanti politiche discriminatorie verso la popolazione di lingua russa.
Non bisogna essere dei sostenitori di Putin per comprendere che la Russia non può accettare di ritrovarsi missili e basi NATO ai suoi confini, né può voltare le spalle alle popolazioni del Donbass a cui l’Ucraina nega persino l’autonomia prevista negli accordi di Minsk, che erano stati condivisi dal consiglio di sicurezza dell’ONU. L’Ucraina si rifiuta di riconoscere l’autonomia permanente del Donbass perché la regione potrebbe sfruttare la sua posizione costituzionale all’interno dell’Ucraina per bloccare l’adesione all’UE e alla NATO.
È evidente che la neutralità dell’Ucraina ed il riconoscimento dei diritti delle popolazioni delle regioni di lingua russa in uno Stato plurinazionale sono l’unica via di uscita dalla crisi. Durante la guerra fredda la neutralità di Finlandia, Svezia e Austria ha costituito un’esperienza sicuramente positiva sotto ogni punto di vista, mentre Unione Europea, NATO e Stati Uniti continuano a fomentare da anni una guerra a bassa intensità dell’Ucraina contro le repubbliche autonome del Donbass.
E’ l’Ucraina, con la copertura occidentale, a violare costantemente gli accordi di Minsk.
Andrebbe ricordato il ruolo svolto dalla UE, compresi dei europarlamentari PD, nel sostegno a Euromaidan, presentata come una rivoluzione democratica.
Non si può accusare la Russia quando difende le repubbliche autonome del Donbass, visto che la NATO ha fatto una guerra per consentire al Kossovo di dichiararsi indipendente dalla Serbia.
Dallo scioglimento dell’URSS, gli USA e la NATO hanno violato gli impegni assunti con Gorbaciov, assorbendo i Paesi dell’Europa orientale. E non è un caso che l’ex-presidente si sia schierato dalla parte di Putin, come la stessa opposizione comunista.
È interesse del nostro Paese la risoluzione pacifica della crisi e la ripresa della cooperazione con la Russia. Nessun partito nel parlamento italiano ha il coraggio di dire apertamente che la prepotenza degli Stati Uniti e della NATO anche nel caso ucraino rappresenta una minaccia per la pace.