SANZIONI PUNGENTI


“Siamo determinati a far pagare al Cremlino questa ulteriore escalation. Quindi oggi stiamo proponendo insieme un nuovo pacchetto di sanzioni pungenti contro la Russia”, le parole della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen

CHI MAL COMINCIA HA GIÀ SFASCIATO L’OPERA

Lollobrigida chiarisce la posizione di FDI sul conflitto

Pietro Di Martino
28 Settembre 2022

Tra gli ospiti di ieri sera a Fuori dal coro c’era il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida. A proposito del conflitto tra Russia e Ucraina ha detto: “La guerra non l’abbiamo scatenata noi, c’è un popolo libero e democratico che è stato invaso dalla Russia senza una ragione”.
Lollobrigida ha ragione, l’Ucraina è stata invasa dalla Russia. Ma far finta che non ci sia alcuna ragione che abbia scatenato l’invasione, cancellando una guerra che si combatte dal 2014 (nel totale silenzio da parte della politica internazionale), appare quanto meno bizzarro.
Quando Mario Giordano gli ha fatto notare che “la pace si fa con i nemici non con gli amici”, il deputato ha risposto che la pace giusta è liberare una nazione occupata e che questo comporta dei rischi.
“Una guerra si affronta o armandosi aggredendo l’invasore – ha detto – oppure con sanzioni economiche che piegano l’economia russa come sta avvenendo”.
Il conduttore ha sottolineato che per arrivare a una pace giusta è necessario un compromesso. Poi ha aggiunto: “Se si dice di volere la pace solo alle condizioni dell’Ucraina la pace non ci sarà mai. A meno che non andiamo a bombardare Mosca”.
Lollobrigida è apparso irremovibile: “Io non so se qualcuno entrasse a casa sua, se lei cederebbe volentieri il soggiorno o la sala da pranzo per trovare un equilibrio in casa propria. Non si tratta di bombardare Mosca ma di respingere nei confini della Russia le forze di occupazione. O si sta con il diritto internazionale o si fa un altro tipo di scelta”.

Lollobrigida e Meloni come Draghi

Insomma la posizione di FDI è la stessa di Draghi. A confermarlo le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni che, rispondendo al tweet di Zelensky in cui si congratulava con lei per la vittoria alle ultime elezioni, gli ha detto di poter contare sul loro leale sostegno.

IRA E CORDOGLIO


Letta annuncia: “Non mi ripresento al Congresso. Oggi è un giorno triste per l’Italia e l’Europa”

L’IMMEDIATO
26 Settembre 2022

Gli italiani e le italiane hanno scelto, una scelta chiara e netta, la destra, il governo avrà un governo di destra.
Il segretario del Pd, Enrico Letta, al Nazareno per la conferenza stampa sul voto, ha annunciato che non si ricandiderà. “Non mi ripresento al Congresso”. In buona sostanza non si ricandiderà alla segreteria del partito dopo la sconfitta alle Politiche 2022. Nella sede del Pd, a Roma, ci sono, fra gli altri, le capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, il coordinatore della segreteria Marco Meloni e il tesoriere Walter Verini.
Letta ha fatto sapere che “faremo una opposizione dura e intransigente. Gli italiani e le italiane hanno scelto, una scelta chiara e netta, la destra, il governo avrà un governo di destra. Oggi è un giorno triste per l’Italia e l’Europa”. E ancora: “Questa legislatura sarà la più a destra, è un rammarico profondo ma anche uno stimolo a continuare a lottare. Nei prossimi giorni riuniremo gli organi di partito per accelerare il percorso che porterà a un congresso.

CI SIAMO MESSI IN GIOCO

(ANSA) – “Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso. Gli Italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico. E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, non rieletto.“Negli ultimi abbiamo deciso di metterci in gioco, di proporre agli italiani un progetto politico nuovo, da far conoscere in pochissimo tempo. Il risultato non è stato quello che ci aspettavamo. Impegno Civico non sarà in Parlamento. Allo stesso modo, non ci sarò neanche io. Stanotte mi sono congratulato con Sergio Costa”

I COMPAGNI DI CAPALBIO

Caso Cirinnà: insomma, compagni di Capalbio, se avete tradito la lotta di classe per l’aplomb da rentier, il problema è vostro

di Max Del Papa

Non è un buon momento, anzi è un annus horribilis per Monica Cirinnà, la pasionaria piddina del gender (mollato appena il partito ha deciso di soprassedere). Prima, quel pasticciaccio brutto di un fratello e un nipote condannati per usura, in odore di criminalità più o meno organizzata. Poi quel pasticcio gustoso dei 24mila euro nella cuccia del cane, all’interno della sua tenuta di Capalbio. Corredato dalle imbarazzanti dichiarazioni dell’interessata sull’ingratitudine della donna di servizio che, pagata «e perfino messa in regola», l’ha salutata sulla soglia del Ferragosto costringendola a fare la lavatrice e a spadellare. Adesso vien fuori pure il sospetto che Cirinnà utilizzi profili social falsi per insultare i suoi bersagli. Questa almeno l’accusa di una collega, Anna Rita Leonardi, di Italia Viva, che l’ha sorpresa con un messaggio autografo piuttosto insultante, subito sparito ma solo per ricomparire, identico, a nome di un tizio inesistente: ce n’è abbastanza per dubitare a oltranza.
Dettagli, si dirà. Sì, ma dettagli che riguardano una parlamentare che dell’amore contro l’odio, della correttezza al posto dell’imbroglio, ha fatto la sua bandiera (arcobaleno): e, dal pulpito di questi princìpi, bacchetta a destra e a manca, ma soprattutto a destra, chiunque non la pensi come lei. E come lei la pensi è sempre assoluto, icastico, caustico. Ricordate il suo autoscatto col cartello «Dio, patria e famiglia: che vita di merda»? Certo, Gender, Capalbio e cane snob è tutta un’altra cosa. Ma questi sono benefit riservati ai piddini doc e per essere un piddino doc ci vogliono precisi requisiti: una tenuta in Maremma, un giro d’affari ragguardevole, un cane di razza che custodisce tesoretti, un impegno indefesso sul sesso, un sano disprezzo per i poveracci, i cristiani, i diversi. E, naturalmente, per chi «odia».
Perché essere piddini significa «amore, amore, amore», come il Ruggero di Carlo Verdone. E loro amano anche quando odiano, mentre quegli altri odiano e basta. C’è persino chi, sulle trovatine tipo «odiare ti costa», ha tentato una irrisoria carriera politica, laddove la rubrica, «ti costa», palesava volgari mire avvocatesche di risarcimento.
Il problema è che, come al solito, l’odio va a senso unico, juris et de jure, cioè ad esclusivo arbitrio di chi mena la danza: merda chi crede in Dio e nella famiglia (lasciamo perdere la patria), merda chi si duole per la pulizia etnica delle foibe, infame chi non è d’accordo con l’agenda piddina; santi, martiri, eroi i mazzolatori, i mistificatori storici, i bulli da tastiera purché «dalla parte giusta».
Cirinnà non è tanto una pasionaria: è una epitome. Riassume tutte le contraddizioni, chiamiamole così, della sinistra di potere, danarosa e orgogliosamente sprezzante. Compendia tutta l’aggressività di chi si scaglia per amore e non esita a usare mezzi discutibili – in religione si chiama convertire a colpi di Crocifisso. A riprova che nel dna piddino, postcomunista, riposa sempre il caro vecchio Karl Marx dell’«io ti schiaccerò». Fosse successa a un altro, di altra fazione, la metà delle cose capitate, malgrè soi, a Cirinnà, Monica si sarebbe scatenata in lapidazioni mediatiche implacabili.
Invece, va detto, i media sono molto, molto comprensivi con lei, le lasciano facoltà di autointervista, glorificano le sue ambasce, quasi quasi se la pigliano con quella ingrata d’una sguattera che ha osato piantarla proprio in vacanza. «Beh? Che c’è? Uno di sinistra non può essere benestante?», provocano sempre i compagni danarosi. Certo che sì, ma cavarsela con l’invidia dei poveri è un escamotage cialtrone e anche contraddittorio: non siamo noi, ma il vostro sacro verbo ad avere tracciato la sempiterna equazione «ricco uguale sfruttatore». Insomma, compagni di Capalbio, se avete tradito la lotta di classe per l’aplomb da rentier, il problema è vostro. E se, in nome dell’amore e del rispetto, usate profili farlocchi per azzannare chi non vi va a genio, l’imbarazzo è tutto vostro: inutile arrampicarsi sugli specchi di una ideologia in frantumi.

UN SINGOLARE SUCCESSO


L’INCONSISTENZA DEL “SUCCESSO” DEL M5S (E DEL SUO LEADER)

Lu.Lea.

27 settembre 2022

Il Movimento 5 Stelle ha più che dimezzato i voti in percentuale passando dal 32,6 per cento del 2018 a circa il 15 per cento di domenica scorsa (vedendo forse ridursi di circa due terzi la sua rappresentanza parlamentare) ma il suo leader, Giuseppe Conte, ha osato parlare di “grande successo in conferenza. Ma quale successo? E questo solo perché i sondaggi due mesi fa lo davano sotto il 10 per centi (lui ha detto al 6 per cento per amplificare il suo ruolo personale nella virtuale “rimonta”).
Lo strano è che nessun giornalista glielo abbia fatto notare e che la gran parte dei commentatori non stiano annoverando – come dovrebbero in base ai dati reali – il M5S e lo stesso Conte tra i perdenti netti nelle votazioni di domenica.
La verità è che il M5S è riuscito solo a prolungare la sua agonia, giovandosi di una sorta di voto di scambio con gli strati meno attivi della società (soprattutto meridionale). Basterà che il nuovo governo elimini o riduca sostanzialmente il reddito di cittadinanza ed il superbonus del 110 per cento, perché riprenda l’ineluttabile decorso politicamente agonico del Movimento 5 Stelle e del suo inconsistente leader “virtuale”.

CHI É QUESTO BILL GATES?


MARIA RITA GISMONDO: “BILL GATES? MA CHI È QUEST’UOMO?”

22 settembre 2022
Giorgio Valleris

“Che competenze ha Bill Gates? Sono andata a vedere il suo curriculum lui non è neanche laureato. Eppure dà addirittura delle direttive mediche e delle direttive epidemiologiche. Ci avvisa quando arriverà una pandemia ci dice quali vaccini dobbiamo utilizzare. Io vorrei che me lo dicesse uno scienziato non Bill Gates Ma chi è quest’uomo?”. Lo ha detto la virologa Maria Rita Gismondo in questa intervista esclusiva per “1984”.
Ma non è tutto, perché Gismondo denuncia le pressioni dirette e indirette subite in questi ultimi due anni nei quali non ha mai avuto timore di esporre il proprio pensiero sulla gestione della pandemia. “Sono stata chiamata per ben tre volte dall’Ordine dei medici di Milano. La motivazione è stata che erano arrivate delle lettere da alcuni sconosciuti non meglio identificati, con nomi che potevano essere falsi, citandomi perché, a loro dire, avevo dissuaso dal vaccino e avevo detto che il numero dei morti non era quello che ci veniva detto. Sono stata chiamata davanti ad una commissione disciplinare che mi ha intervistato e interrogato. Una cosa abbastanza umiliante…”.
“Ho aspettato la sentenza e mi è stata recapitata una lettera in cui c’era scritto che, nei miei confronti, era stata decisa censura e biasimo” precisa la virologa.
In questa intervista a tutto tondo con Francesco Borgonovo, la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano attacca: “Quando morivano 800 persone non ci facevano fare le autopsie e incenerivano subito i corpi così non potevamo sapere quale era la patologia; allora il vaccino era uno dei tentativi. Oggi abbiamo antivirali e monoclonali che mandiamo al macero scaduti ma si parla solo di vaccino come se parlare di terapie fosse un’alternativa offensiva”.