SE SON ROSE FIORIRANNO

Il 30 novembre, la Corte Costituzionale deciderà se la scelta politica di sospendere per 20 mesi i lavoratori pubblici e i militari non vaccinati contro il Covid sia stata corretta o lesiva della nostra carta fondamentale: sapremo anche se è giusto avere privato migliaia di dipendenti anche dello stipendio o dell’assegno alimentare.
La Corte Costituzionale deciderà sulla sospetta violazione di 11 articoli della carta principale dello Stato: attraverso un’udienza pubblica, la Corte si esprimerà sulle 15 ordinanze rimesse dai tribunali del lavoro di Padova, Brescia e Catania, oltre che da quelli amministrativi di tutta Italia, come il Tar della Lombardia, del Lazio e il CGA Sicilia. Una decisione che arriva dopo la caduta, ad inizio novembre con il Decreto legge n. 162 del 31 ottobre, dell’ultimo obbligo vaccinale, a cui doveva sottostare il personale sanitario.

 

IL REGIME DELLA MONOIDEA


 

SI CREDONO DIVERSI MA SONO TUTTI UGUALI
Di Marcello Veneziani

Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice
ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti
nell’odiato occidente.
Torni a casa nauseato e in tv il tg di Stato è il riassunto in cronaca e pedagogia di massa di quel rosario anzidetto, sbriciolato in una marea di episodi e servizi, intervistine da passeggio, anniversari e predicozzi per ammaestrarci. Non sono organi d’informazione ma fogli d’istruzione per conformarsi alle regole impartite. I talk show sono poi la messa cantata di quei pregiudizi e ogni sera si chiamano quattro esorcisti (tre più il conduttore) contro un diavolo per
affermare la santa fede. Gli influencer sui social e nei video, ripassati a uncinetto coi loro tatuaggi e ridotti a tappezzeria vivente, veicolano il Non-Pensiero Unico e Conforme e fingono di farlo da spregiudicati anticonformisti, ribelli che sfidano il potere e rischiano grosso: ma la loro predica è del tutto conforme a quel minestrone, è solo un Marchettone alla medesima ideologia al potere, con ricco rimborso a piè di lista. La Monoidea coi suoi corollari passa col conforto della fede e il beneplacito delle istituzioni nei sermoni dei Massimi Rappresentanti interni e internazionali del Mondo Migliore.
Per una volta, anziché reagire, inveire o salvaguardare la tua incolumità mentale sottraendoti al tam tam, ti metti nei panni di costoro – il regista, l’attore, il cantante o il suo gruppo, l’intellettuale, lo scrittore, lo storico, la ballerina, il papa, il Presidente (uno a caso), il giornalista, il conduttore, l’influencer – e chiedi: ma non provate un po’ di vergogna e noia col vostro copia e incolla permanente? Non vi sentite un po’ macchiette e macchinette, pappagalli del mainstream, soldatini di piombo e pupazzi allineati come al calcio-balilla, ripetitori automatici dell’Unica Opinione Ammessa e Protetta? Non vi crea nessun disagio ripetere in massa sempre la stessa cosa, dire sempre le stesse otto tesi d’obbligo, fino all’ennesima dose, e fingere che siano pensate, sofferte e originali mentre sono prefabbricate, anzi premasticate e predigerite? Non vi sentite un po’ miserabili, con le vostre banalità seriali, non vi sentite delle nullità con un cervello adesivo che non pensa ma si appiccica alle pareti del Palazzo e si uniforma al mainstream? Dov’è la vostra intelligenza, la vostra libertà, la vostra dignità, il vostro coraggio civile, nel ripetere sempre in coro quel rosario di precetti partoriti dallo Spirito del Tempo?
Agli altri invece cresce sempre di più la tentazione opposta: ma a che serve leggere, vedere un film, un’opera teatrale, ascoltare un gruppo musicale, seguire i tg, la tv e i media in generale, ascoltare un’opinione, sentire cosa dicono i Massimi Capi e Presidenti, se ci devono dire tutti le stesse cose del giorno prima, dell’anno prima; le medesime cose che ci ripetono a ogni grado e livello, con sfumature leggermente diverse, magari derivate dal timbro di voce e dall’inflessione? È un’istigazione a farsi selvatici, a ignorare tutto e tutti, a non vedere, non leggere, non sentire quello che si ricava da questo Rimbombo Infinito. Certo, con qualche fatica, cognizione e intelligenza, si può trovare anche qualcosa di diverso; basta cercare. Però gli ipermercati dell’Ovvio offrono con enorme visibilità quei prodotti uniformi con l’istigazione a conformarsi a loro. Non li ho citati per nome perché hanno smesso di essere persone e di esprimere messaggi personali; sono prototipi, moduli, si presentano come pale eoliche, tutti uguali, fissi, mossi dallo stesso vento; e citandone uno farei torto a tutti gli altri. Comunque ciascuno può facilmente risalire, dar loro
un nome e una faccia. Ogni riferimento non è affatto casuale.
Si può fare qualcosa? Sì, usare il cervello e l’intelligenza critica, non farsi intimidire, non farsi isolare né cercare alternative, denunciare le censure, portare allo scoperto i tanti che non la pensano così. Però una cosa va fatta prima di tutte: non lasciate il mondo in mano a loro, non sentitevi intrusi, non professatevi estranei, non chiamatevi fuori, perché il mondo non è loro, è anche vostro. Bucate quei palloni gonfiati.

ZELENSKY INSISTE

I MISSILI IN POLONIA ERANO UCRAINI. FIGURACCIA DI ZELENSKY E CALENDA

16 Novembre 2022

Michele Crudelini
Byoblu

Durante un conflitto ci sono alcuni episodi che possono rappresentare la cosiddetta linea rossa: quella che se oltrepassata può generare un allargamento della guerra. Così sembrava essere almeno inizialmente ciò che si è verificato nelle scorse ore in territorio polacco, dove alcuni missili sono caduti causando l’uccisione di due persone.

La reazione di Zelensky

L’evento si è verificato a Przewodow, villaggio situato al confine nord orientale tra Polonia e Ucraina a pochi chilometri di distanza dalla città d Leopoli. Come la consuetudine ci ha abituato dall’inizio del conflitto, il Presidente ucraino Zelensky, senza alcun tipo verifica, ha gridato subito “al lupo, al lupo”. “I missili caduti sulla Polonia, Paese Nato, sono russi e questo è un ‘attacco alla sicurezza collettiva’”. Ha tuonato così Zelensky, chiedendo implicitamente l’attivazione dell’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica.
Secondo questo paragrafo del trattato istitutivo della NATO: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che ciascuna di esse assisterà la parte intraprendendo immediatamente l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata”.
Non c’è bisogno di dire che l’Ucraina, che non fa parte della NATO, non ha nessun tipo di facoltà di invocare questo articolo.

La prudenza della Polonia e di Joe Biden

Ben diversa è stata infatti la reazione della Polonia, Paese direttamente coinvolto nella vicenda. Varsavia ha infatti convocato d’urgenza il Consiglio dei ministri per la sicurezza nazionale e la difesa per intraprendere un’indagine sull’origine dei missili, appellandosi poi all’articolo 4 dell’Alleanza Atlantica. “Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. Una semplice consultazione quindi per ricostruire le dinamiche che hanno portato all’esplosione.

E infatti, dopo le prima analisi approfondite, l’origine dei missili sembra non essere russa. A confermarlo è stato lo stesso Presidente americano Joe Biden che, a differenza di altre circostanze, ha assunto una posizione saggiamente prudente. “Non voglio dirlo finché non indaghiamo completamente. Tuttavia, dalle linee della traiettoria del missile, è improbabile che sia stato sparato dalla Russia, ma vedremo”.

I missili erano ucraini!

Un sensazione che si è rafforzata nel corso delle ore fino ad arrivare ad una ricostruzione opposta a quella fatta da Zelensky: il missile non sarebbe russo bensì ucraino. Anche in questo caso le fonti sono insospettabili perché si tratta dell’Associated Press, agenzia di stampa americana quindi difficilmente tacciabile di russofilia. L’agenzia, citando fonti di intelligence americana, sostiene che le indagini hanno stabilito la provenienza ucraina dei missili.

In pratica la contraerea di Kiev avrebbe tentato di colpire missili russi indirizzati verso la capitale e il mancato obiettivo avrebbe quindi portato allo schianto sul territorio polacco. Tutto risolto e tutto rientrato quindi, nessuna guerra mondiale in vista, per ora.

Oltre a Zelensky a fare una pessima figura in questa vicenda è sicuramente la sinistra italiana, che sembrava non veder l’ora di indossare l’elmetto e attivare il prima possibile l’art.5 della NATO. “Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la NATO. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace”, ha twittato Carlo Calenda, travestito per l’occasione da generale d’armata. Sulla stessa linea anche Enrico Letta: “A fianco dei nostri amici polacchi in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla Polonia succede a noi”. Il PD sembra aver così completato la sua metamorfosi, da partito dell’arcobaleno e dei girotondi, a partito amante della bella morte al fronte.