NEL PRINCIPIO ERA BURIONI

“Idrossiclorichina inutile e pericolosa: buttatela nel cesso”, Burioni stronca la Regione

Contrario all’uso contro il coronavirus anche l’Ordine dei medici

ALESSANDRO MONDO

8 Marzo 2021

«Piemontesi, sappiate che studi sterminati hanno stabilito non solo che per Covid 19 l’idrossiclorichina è inutile, ma che è anche pericolosa. Se qualche “medico” ve la prescrive, buttatela nel cesso e cambiate medico velocemente». La stroncatura è contenuta in un tweet del virologo Roberto Burioni e punta alla Regione. Meglio: al protocollo per le cure domiciliari di pazienti Covid (allegato al tw
eet demolitorio), aggiornato con l’inserimento dell’idrossiclorochina, uno dei cavalli di battaglia dell’assessore Icardi, nella fase precoce della malattia insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei e vitamina D.

Il tutto sulla base di una controversa sentenza del Consiglio di Stato: ha consentito la prescrizione della idrossiclorichina sotto precisa responsabilità e dietro stretto controllo del medico. Peccato che il farmaco in questione sia stato messo in discussione sia dall’Aifa che dall’Oms perchè inutile: nel migliore dei casi.

L’Ordine dei Medici di Torino, richiesto di pronunciarsi, ha dato parere negativo al suo impiego. Dai e dai, alla fine ha chiesto che le riserve di cui sopra venissero almeno riportate nel protocollo. Immaginate la situazione in cui si trovano i medici chiamati a prescrivere l’idrossiclorichina, sotto la loro responsabilità.

🤗 MA POICHÉ LA VERITÀ È LENTA MA INESORABILE…

Altro che «tachipirina e vigile attesa», il Covid andava curato con gli antinfiammatori

Bastava utilizzare aspirina o nimesulide. L’istituto Mario Negri pubblica su Lancet: «I fans riducono le ospedalizzazioni del 90%». E anche se molti medici lo avevano già capito, per il ministero della Salute l’unica soluzione era il vaccino

PICKLINE
28 AGOSTO 2022

Dopo due anni e mezzo di pandemia e 175mila morti all’improvviso si scopre che le cure domiciliari contro il Covid funzionano. Finalmente si riconosce che l’infezione da coronavirus si può curare e che il vaccino non è l’unica soluzione. A dirlo è l’istituto Mario Negri di Milano, uno dei migliori centri di ricerca farmacologica del Paese, che dopo aver analizzato i risultati ottenuti su centinaia di pazienti, ha pubblicato su Lancet i risultati dello studio. In pratica, usando i fans, cioè farmaci come Brufen, Aspirina o Nimesulide, pillole di comune uso contro dolori e infiammazioni, l’ospedalizzazione dei pazienti si riduce dell’85-90%.

«Gli antinfiammatori sono totalmente inefficaci nella cura del Covid-19 e anzi sono potenzialmente pericolosi per cui ne va impedito l’uso», sentenziava il 16 marzo 2020 Claudio Cricelli, presidente della Simg, la Società italiana di medicina generale. In piena pandemia Covid-19, su La Repubblica il medico fu perentorio: «In tutti i casi in cui i medici sospettano un’infezione da Covid, le nostre linee guida dicono che non bisogna usare gli antinfiammatori e tanto meno il cortisone». Oggi uno studio italiano dimostra il contrario.

Dopo aver esaminato importanti studi scientifici a livello internazionale, gli autori dell’Istituto Mario Negri di Milano e dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, concludono che la terapia precoce con gli antinfiammatori ha un «ruolo cruciale» per la gestione domiciliare delle persone con sintomi iniziali di Covid-19. Abbattono i ricoveri del 90%, i tempi di scomparsa dei sintomi dell’80%. Questi farmaci, insomma, giocano un ruolo fondamentale nella lotta al Covid. Peccato però che tutto questo si sapesse già. A marzo 2020 il dottor Andrea Mangiagalli, come raccontato a La Verità, ha curato con successo la moglie colpita dal virus attraverso antinfiammatori. Un anno fa la conferma era arrivata la professor Giuseppe Remuzzi: «Il nostro trattamento con antinfiammatori riduce le ospedalizzazioni del 90%», aveva dichiarato in un’intervista il direttore dell’Istituto Mario Negri, illustrando il protocollo di cura messo a punto con i colleghi. Parole cadute puntualmente nel vuoto.

Bastava utilizzare aspirina, oppure celecoxib e nimesulide. Ma per mesi e mesi, l’Italia si è affidata alle famigerate linee guida per le cure domiciliari dettate dal ministero della Salute guidato da Roberto Speranza. Uscite dieci mesi dopo l’inizio della pandemia e basate per lungo tempo su «tachipirina e vigile attesa», mentre si moltiplicavano le ondate dei contagi, crescevano i ricoveri e il numero dei morti. La medicina del territorio avrebbe potuto funzionare, se si fosse intervenuto nelle primissime fasi della malattia con antinfiammatori e corticosteroidi per prevenire l’aggravarsi delle condizioni di salute del paziente ed evitare il collasso di reparti e terapie intensive.

In quei mesi di vigile attesa, i morti per Covid passarono da 55.576 a 119.539. Forse, quei 63.963 pazienti che si aggiunsero all’elenco delle vittime potevano essere salvati con trattamenti immediati. E quanti dei 175.226 decessi che a oggi contiamo, non erano per malattia grave, ma perché non vennero applicati da subito protocolli efficaci? Il lavoro pubblicato dagli esperti dell’Istituto Negri ribadisce «raccomandazioni terapeutiche» che molti medici misero in atto, salvando pazienti ma finendo sospesi dagli Ordini per aver curato seguendo la letteratura scientifica, non linee guida ministeriali inadeguate. Esortano a «intervenire all’esordio dei sintomi a casa», a «iniziare la terapia il prima possibile» e a «fare affidamento sui fans».

UNO STRANO PAESE


  1. L’ITALIA È UNO STRANO PAESE
    Graziano Di Venanzio

L’Italia è davvero uno strano Paese: ogni anno spedisce a Londra migliaia giovani laureati per fare i lavapiatti e mantiene i clandestini a vivere in albergo. E’ un Paese che lascia i propri concittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a dormire nei container, ma ospita i profughi in centri di accoglienza come quello di Villa Camerata, che ho visitato lo scorso settembre: una villa rinascimentale immersa nel verde a due passi dal centro storico di Firenze. A Rapallo gli immigrati dimorano presso l’Istituto delle Orsoline, una struttura residenziale di lusso, e hanno a disposizione: spiaggia privata, campetto da calcio, palestra, wi-fi e il pocket money per affrontare le spese di tutti i giorni. Poi il Governo non trova i soldi per sistemare gli esodati, lasciati senza lavoro e senza pensione.
L’ accoglienza dei clandestini costa alla collettività 4 miliardi di euro all’anno, ma queste sono solo le cifre ufficiali. Quelle reali non le conosce nessuno, ma sono molto più alte. I nostri nonni che emigrarono, morivano nelle miniere e non hanno mai avuto niente anzi venivamo maltrattati e derisi pur comportandosi bene ed essere rispettosi delle regole del paese che li ospitava. Il Governo provvede alle spese della Marina Militare e della Guardia di Finanza per le operazioni in mare, di cui non è dato conoscere il costo. Sappiamo però che questo stesso governo non trova le risorse per pagare la manutenzione e la benzina per le auto dei carabinieri. Si distaccano migliaia di poliziotti per le operazioni di idenficazione, con costi non irrisori, mentre la Mafia spadroneggia in Sicilia e la ‘Ndrangheta nel Nord. Non si conoscono nemmeno i costi aggiuntivi affrontati dal sistema sanitario nazionale per la gestione dell’emergenza migranti: in compenso i pronto soccorso degli ospedali sono al collasso.
Non c’è più da meravigliarsi di nulla in un Paese dove i padroni sono tenuti a raccogliere gli escrementi dei loro cani, mentre gli stranieri ospiti cagano sui marciapiedi.

LA FARSA DELLA DEMOCRAZIA


VI SPIEGO PERCHÉ VOGLIONO ANDARE ALLE ELEZIONI PROPRIO ADESSO

21 Luglio 2022
Claudio Messora

Il Parlamento peggiore della storia di questa Repubblica SpA si avvia a fare le valigie. Con pochissime eccezioni, arroccate sia tra le fila dei partiti che nei gruppuscoli di fuoriusciti, numericamente ininfluenti, questa masnada di pavidi, opportunisti, utili idioti ed arrivisti ha avallato la peggiore macelleria sociale e le politiche di repressione più violente dai tempi della Seconda guerra mondiale, tanto più stolide quanto basate su assunti scientifici traballanti quando non completamente falsi. Ha supinamente recepito tutte le direttive imposte dall’alto, e non già dalle organizzazioni internazionali, di per sé poco rappresentative degli stati nazionali perché comunque eterodirette, come l’Oms, ma direttamente dalle multinazionali e dai ricchi padroni del pianeta che si riuniscono nei loro parlamenti privati di Davos. Un Parlamento che avrebbe dovuto rappresentare la voce del popolo italiano (perché siamo ancora, sebbene formalmente, una Repubblica parlamentare), e che invece, esattamente come i sindacati, ha rappresentato solo la sua subordinazione muta al potere dei soldi, della finanza e dei progetti di ingegneria sociale dei multimiliardari globali.
Per un parlamentare la prima legge morale è la coerenza. In questo senso, forse i migliori sono i piddini: tutto quello che è successo è opera loro, fa parte del loro dna. Sono loro i globalisti, i cessori di sovranità, loro che anelano ad un mondo in cui il potere anche politico risiede nelle mani di pochi, possibilmente lontano dai popoli che amministrano, meglio sarebbe addirittura su un altro pianeta. Loro sono sempre stati fedeli a se stessi ed hanno vinto su tutta la linea. Il loro popolo, composto dai “superiori”, quelli che si credono intellettualmente e moralmente chiamati a pascolare le greggi insipienti, ammantando la loro retorica di parole come “uguaglianza”, “correttezza”, “civiltà”, per nascondere l’odio sociale che nutrono per le classi ritenute inferiori, al punto da giustificare qualsiasi repressione possibile, perfino la reclusione per coloro che non si adeguano alle loro determinazioni, il loro popolo – dicevo – si è sentito perfettamente rappresentato dagli estensori delle liste di proscrizione, da quelli che volevano sparare con il piombo sulla folla, dai promulgatori di leggi che tolgono i diritti, il lavoro, la libertà, i soldi a chi non si adegua. Il Partito Democratico (nomen omen) ha quindi rappresentato perfettamente la sua base.
I peggiori invece sono stati quelli che sono stati eletti a furor di popolo per aprire la scatoletta di tonno. Quelli che dovevano fare piazza pulita della “casta”, quelli che non si facevano chiamare onorevoli e rifiutavano le auto blu, quelli per cui la politica di professione era un insulto, quelli che sbraitavano contro la legge Lorenzin e poi una volta avute le chiavi di casa del Ministero della Salute in mano non l’hanno cambiata. I peggiori sono stati indiscutibilmente loro, i Cinque Stelle, o quel che ne rimane, dato che al ritmo di una scissione al giorno presto ne resterà solo uno, probabilmente Conte. Proprio lui che in fondo “grillino” non è mai stato, chiamato dalla storia a chiuderne la parabola terrena. Lui, trattato dai media come se rappresentasse ancora qualcuno a parte se stesso. Sono loro, i grillini – non dimentichiamolo – che hanno riesumato il Partito Democratico dalla naftalina dove gli italiani lo avevano relegato alle scorse politiche. Sono loro che hanno preso un partito privo di sensi e gli hanno assegnato addirittura un dicastero chiave come quello dell’economia e delle finanze. Mattarella ebbe l’ardire di rifiutare un ministro, Paolo Savona, designato dal presidente del consiglio incaricato, e loro ci hanno infilato il Partito Democratico (Gualtieri), che ha avuto come premio di consolazione, per essere arrivato ultimo, l’unico scranno che davvero importava alle élite tecnofinanziarie con segreteria a Bruxelles e sede legale a Washington: il timone delle politiche economiche e finanziarie del paese. Se cercate una definizione di gatekeeping, ve l’ho appena data.
La Lega, divisa tra i populismi di Salvini e il governismo di Giorgetti, nonostante gli strali del suo segretario generale contro lo spettro di Mario Draghi (memorabile quando diceva “Mai con Draghi, complice di una UE che sta massacrando l’economia italiana!“), non solo ci ha fatto un Governo insieme, ma da quel Consiglio dei Ministri sono usciti tutti i decreti legge che hanno tolto il lavoro e la libertà a milioni di persone. E non si era più nella fase del Governo Conte II, quella che “Oddio, moriremo tutti, si salvi chi può!”, e dunque qualche DPCM di troppo si poteva anche in qualche misura, ob6torto collo, tollerare. No, eravamo già nella fase in cui ormai avevamo tutti capito benissimo che non ci trovavamo davanti alla peste del secolo, e ciononostante, i ministri leghisti lasciavano che Draghi andasse in televisione a dire “Non ti vaccini, ti ammali, muori“, senza colpo ferire. Questo non è lavorare negli interessi degli italiani: questo è ingannarli al fine di conservare il potere senza dispiacere alle forze sovranazionali che lo preordinano.
Forza Italia esiste al solo scopo di garantire le aziende di Berlusconi e gli interessi economico-aziendali dei suoi iscritti. Del resto era nata per quello. Da sempre a braccetto con Bruxelles, da sempre per la conservazione e l’incremento del capitale di chi già ce l’ha, da sempre per il lavoro ma contro i lavoratori, da sempre a fianco di chi ha i soldi, da sempre per il massacro della scuola (ricordiamo l’eliminazione dei corsi di educazione civica e la riforma Gelmini), da sempre per la sua trasformazione degli studenti in serbatoio di manovalanza acritica destinata all’impiego nelle aziende, da sempre conformista e a difesa dello status quo, perfino quando si tratta di vessare i cittadini imponendo loro trattamenti sanitari obbligatori (“l’introduzione per legge dell’obbligo vaccinale” è “l’unica arma efficace per convincere gli indecisi“, Anna Maria Bernini; “Subito vaccino obbligatorio per tutti i lavoratori“, Licia Ronzulli, “il Green Pass” come “costo psichico e monetario” per via dei tamponi nel naso, strumentale a costringere i no vax a vaccinarsi, Renato Brunetta). A Forza Italia basta che i ricchi alla Briatore continuino ad essere tali ed i poveri continuino a farsi sfruttare: se nulla cambia, la sua mission è stata raggiunta.
Fratelli D’Italia ha avuto l’intelligenza politica di restare fuori dal Governo e ha votato in maniera contraria al Green Pass, organizzando proteste in aula e accusando Forza Italia e Lega. Non è un caso se i sondaggi premiano Giorgia Meloni, che attualmente guida il primo partito d’Italia. Di questo le va dato atto. Tuttavia Fdl, ammesso che vinca le elezioni, non potrà certamente governare da solo, ma avrà bisogno della Lega, che ancora oggi si attesta al 14%, e di Forza Italia, che ha quasi l’8%. Insomma è solo insieme a Salvini e a Berlusconi che la Meloni potrà andare a Palazzo Chigi, ammesso che Mattarella non si metta di traverso (dopo il caso Savona, ci aspettiamo ormai di tutto). I quali Salvini e Berlusconi, casualmente, sono anche i suoi storici alleati. I tre si conoscono da anni, si frequentano e hanno lavorato insieme al punto che è difficile credere che non tessano una tela comune, dove allo scopo di sostenere il sistema, di volta in volta si sacrifichi l’uno o l’altro, mentre il terzo si erge a paladino del popolo per conservare il consenso di area. Se uno scende, l’altro sale in maniera programmatica, e alla fine la somma non cambia. Del resto, Silvio Berlusconi, alias “Il Discepolo 1816“, aveva la tessera di quello che per lui era poco più che un circolo culturale, la P2, mentre per la commissione parlamentare guidata da Tina Anselmi che se ne occupò, Propaganda Due era una loggia massonica eversiva, che aveva tra i suoi compiti quello di creare una finta alternanza tra due maxi poli contrapposti, che desse l’illusione al popolo di vivere in una democrazia (scaricare la relazione dell’inchiesta della commissione parlamentare qui). Il potere non lavora mai per il popolo, ma per preservare se stesso. A tutti i livelli.
Dunque perché – si chiede la gente per strada – un Parlamento rotto a tutto, che ha avallato qualsiasi legge repressiva proveniente da Palazzo Chigi senza battere ciglio, che ha guardato gli elicotteri inseguire la gente sulla spiaggia e non ha sentito il bisogno di fare neppure una misera interrogazione, che – aggiungo io perché non guasta – ha appreso della cancellazione del canale di una testata con 200 milioni di visualizzazioni e quasi un milione di iscritti da parte di una multinazionale americana senza sentire l’esigenza di alzare il ditino in difesa della libertà di stampa -, oggi dovrebbe improvvisamente ritrovare una parvenza di schiena dritta e tornare a tuonare contro l’unto del Signore, la divinità monetaria, il banchiere centrale “che usa il cuore” (come ha detto lui nel tentativo di rendersi simpatico), e scaricare Mario Draghi?
La narrazione del povero Conte che non trova rassicurazioni sui punti programmatici che gli interessano, e dunque non vota la fiducia, e guarda un po’ non la votano neanche i leghisti e i forzisti, facendo cadere il presupposto =dell’unanimità nel sostengo ad un governo tecnico guidato da un uomo non eletto (sai che novità), narrazione cara a Draghi, sta in piedi solo nel paese dei balocchi, ed è quanto di meglio evidentemente siano riusciti a partorire gli spin doctor. Che, va detto, ultimamente dopo le emergenze climatiche, le emergenze pandemiche, le emergenze idriche, francamente sono un po’ a corto di nuovi imprevisti per le loro trame hollywoodiane, e l’invasione aliena sembra forse ancora un po’ prematura.
I fatti sono che ogni cinque anni c’è quella seccatura chiamata elezioni, che tuttavia è un passaggio formale ancora necessario per illudere la popolazione di contare ancora qualcosa ed evitare sommosse, rivoluzioni ed altre amenità spiacevoli. E le elezioni sarebbero arrivate nella primavera del 2023. Tra la primavera del 2023 ed oggi, in mezzo ci sono un autunno ed un invero di fuoco da affrontare. E cosa succede in autunno? Semplice: il gas da razionare, l’acqua da non sprecare, il numero dei positivi che si impenna, gli ospedali senza personale con le terapie intensive piene allo zero virgola uno (che per i media sarà un problema enorme). E cosa fa il Governo di una colonia, in questi casi? Rimette il Green Pass, lascia la gente a casa dal lavoro, magari anche al freddo (così le polmoniti e le bronchiti ne gioveranno, e poi vi diranno che è colpa di Omicron 42), magari fa anche un bel lockdown selettivo, cosicché i non vaccinati non consumino troppo le risorse destinate ai cittadini modello, quelli allineati in fila per tre, mentre le forze dell’ordine ricominciano a controllare la carta di identità alla brava gente che va a mangiarsi una pizza con i figli, lasciando i mafiosi in giro. Qualche decreto legge e passa la paura, insomma.
Problema: i decreti legge durano 60 giorni, poi vanno convertiti dal Parlamento. Il Parlamento converte tutto, ςa va sans dire, non è quello il problema. Però… c’è un però. I Decreti Legge sono leggi che scrive direttamente il Governo (sulla base dei presupposti – oggi obsoleti – di necessità ed urgenza), ma che poi il Parlamento (cioè il popolo) deve convertire in legge, pena il loro decadimento (con problemi seri circa gli effetti che nel frattempo la legge ha prodotto, e che in caso di non conversione vanno annullati). Il Parlamento ha 60 giorni di tempo per convertirli in legge ordinaria oppure per invalidarli. Ora, la scadenza per la conversione dei nuovi decreti legge liberticidi (quelli della collezione autunno inverno 2022) andrebbe al 2023. Il Parlamento sarebbe come sempre 7 troppo a ridosso delle elezioni perché possa essere dimenticato perfino dal cittadino più sbadato. Non si può fare una nuova campagna elettorale promettendo le solite menzogne (come quella di fare gli interessi degli elettori), nel presupposto che gli italiani abbiano la memoria così corta (ce l’hanno, ma non così tanto) da dimenticare un tradimento (l’ennesimo) avvenuto soltanto un mese prima, ovvero di fatto a campagna elettorale già in corso. Andare ad elezioni, se a dichiarare nuove restrizioni fossero stati i ministri del Governo attuale e se a ratificare questa decisione fossero state quelle stesse forze politiche impegnate contemporaneamente a calcare i talk show, sbraitando sguaiatamente contro Draghi il cattivone, sarebbe stato semplicemente fallimentare. Gli spin doctor si sarebbero licenziati in massa.
Allora come si fa? Le restrizioni bisogna pur emanarle cribbio!, se no come si possono onorare i contratti secretati con le case farmaceutiche, come si può giustificare il fatto che sia ormai improrogabile investire miliardi nell’industria cosiddetta “green” (come hanno deciso di fare a Davos) e, senza emergenza energetica, come sarebbe mai possibile motivare l’interventismo in una guerra militare contro la Russia?
Semplice: bisogna che le nuove restrizioni vengano decise dopo le elezioni, altrimenti poi “non ci vota più nessuno“. E se le restrizioni si devono fare in autunno, allora significa che è necessario andare a votare subito prima. Allora qual è la mossa geniale? Facciamo dimettere subito Draghi. Lasciamolo a sbrigare gli affari correnti fino ad ottobre (cioè con il pilota automatico fino all’insediamento del nuovo Governo). Facciamo le elezioni in autunno e poi, appena sbrigata la pantomima delle consultazioni e della fiducia, sarà il nuovo Governo ad occuparsi della collezione liberticida autunno – inverno 2022. Che tanto, tra cinque anni, quando la farsa della partecipazione democratica si rinnoverà come il sangue di San Gennaro, puoi scommetterci che nessuno si ricorderà più niente. E chi poteva partorire questa mossa se non chi aveva appena preso una batosta senza precedenti alle elezioni amministrative, e dunque aveva già avuto avvisaglie che non si potevano ignorare? Chi se non Conte, con il suo fidato scudiero Rocco? Giuseppi e Casalino hanno aperto le danze, e gli altri si sono fiondati sulla pista da ballo senza farselo ripetere due volte.
Quando i bufali sono in branco, sulla terra ferma, neppure i leoni riescono ad avvicinarsi. Ma quando devono attraversare il fiume… è lì che i coccodrilli li aspettano al varco. Quello è l’unico momento in cui sono deboli. Il fiume di queste istituzioni ormai distanti dal popolo sono le elezioni, e i coccodrilli siamo noi. Riusciremo a farci trovare pronti, quando si tufferanno nella corrente?

LE 9 PIAGHE


Tutti i danni di Draghi negli ultimi 20 anni

22 Luglio 2022
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

Nell’articolo precedente sul tema abbiamo spiegato che Draghi voleva mollare per evitare di essere al governo quando arriva il crash finanziario, la crisi energetica, la recessione e un’altra crisi della vaccinazione tutte assieme.
Sembra che abbiamo avuto ragione perché Draghi si è presentato in Parlamento ignorando qualunque richiesta e osservazione dei partiti di centro destra e del M5S rendendo inevitabile che poi non lo votassero. Se si ascolta il suo discorso, aggressivo e insultante in molti punti è evidente che ha cercato questo risultato, che voleva sfuggire a Mattarella e alle pressioni estere per non ritrovarsi a gestire il disastro in arrivo a cui ha egli stesso ha contribuito. C’è alla fine riuscito, ma Matterella prima di acconsentire alla sua richiesta gli ha fatto fare una figuraccia che passerà alla storia della cronaca. Ma facciamo un bilancio.

Ci sono almeno nove cose per le quali Draghi è stato un disastro, da quando era direttore del Tesoro, poi governatore Bankitalia, poi alla Bce e ora al governo

1) Superbonus110: Draghi ha fatto del sarcasmo su chi l’aveva promosso. Ma il Superbonus110 ha creato circa 40 miliardi di Pil tramite il boom edilizio che ha indotto, dopo dieci anni in cui le costruzioni in Italia erano depresse e parliamo di un -50%. Il meccanismo del Superbonus era intelligente, perché erano crediti fiscali che non sono debito pubblico perché lo Stato negli anni successivi sconta le tasse solo se c’è un ricavo, non è obbligato a ripagare in ogni caso come con un Btp. Emettere Btp è emettere debito, emettere crediti fiscali no, perché se non c’è un ricavo l’anno successivo di qualcuno che debba pagare tasse, il credito è inutilizzabile e lo Stato non paga e non sconta niente, tanto è vero che Eurostat non lo considera debito pubblico. Draghi fa finta di non sapere queste e non ha mai riconosciuto l’aumento di occupazione, di lavoro e di Pil creato dal Superbonus110 che è stato l’unico stimolo economico degli ultimi due anni. Cosa ha fatto Draghi? Ha bloccato di colpo il Superbonus mettendo in crisi tante aziende.

2) Draghi ha speso invece una cifra complessiva intorno a 30 miliardi per centinaia di milioni di tamponi a 50 euro l’uno di costo totale, vaccini e vaccinazione e per le degenze Covid a peso d’oro (fino a 9mila euro al giorno). In più ha imposto un altro lockdown e lasciato a casa dal lavoro qualche centinaio di migliaia di persone perché non vaccinate e con tampone positivo (anche se senza nessun sintomo). Il costo enorme di queste due politiche ha costretto lo Stato a fare deficit intorno al 9% del Pil l’anno scorso e al 6% quest’anno e il debito pubblico è schizzato a 2,760 miliardi. Per Draghi il Superbonus che creava lavoro era da eliminare e i lockdown e green pass che affondava l’economia erano buoni.

3) I Btp da quando Draghi governa sono scesi da 150 a 125. Il motivo principale è che, oltre alla crescita del debito pubblico, Draghi come governatore della Bce aveva fatto stampare 4mila miliardi per comprare titoli di stato e spingere il rendimento sotto-zero o zero. Alla Bce Draghi ha fatto bella figura solo perché stampava moneta. Questo però ha creato inflazione e di conseguenza i bond ora stanno franando. Se si parla di spread e costo degli interessi sui Btp e di quotazioni dei Btp, bisogna ricordare che da quando Draghi è al governo i Btp sono collassati da 150 a 125 (usando come riferimento il future del decennale) e quindi dire che senza Draghi ecc.…. è semplicemente assurdo. Draghi ha condotto una politica di stampa di euro per sostenere i deficit dei governi e i risultati sono inflazione e crollo del mercato dei titoli di stato in corso.

4) Quando Draghi era governatore di Bankitalia è stato responsabile della crisi di MontePaschi, che ha speso 9 miliardi per Antonveneta e fu il governatore di Bankitalia ad avallare questa operazione di natura politica (Pd a Siena). La banca di Siena dal 2008 sprofonda nelle perdite, ma la sua crisi risale al tempo in cui Draghi vigilava sul sistema creditizio italiano.

5) Draghi come governatore della Bce nell’estate del 2011 era anche stato la causa della crisi dello spread perché ha scritto con J-C. Trichet una lettera all’allora governo Berlusconi minacciandolo di crisi se non avesse fatto un austerità pesante e simultaneamente ha sospeso gli acquisti di Btp. Salvo poi addirittura lanciare un mega programma di acquisti senza limiti di 4mila miliardi di Btp e altri titoli di stato europei quando il governo Monti, sotto il peso dell’austerità imposta dalla Bce, stava facendo collassare l’economia italiana e l’euro. Per far saltare Berlusconi, Draghi lo ha ricattato per iscritto chiedendo austerità e fermando gli acquisti di Btp. Poi, una volta che al governo è stato il Pd ha stampato 4mila mld di cui 700 miliardi sono andati ai Btp.

6) Prima ancora, come direttore del Tesoro fino al 2004, è stato responsabile dei 40 miliardi di perdite dovute ai contratti derivati sui Btp sottoscritti dal Tesoro. Nessuno altro paese Ue ha perso miliardi così per questi derivati. Solo l’Italia. E Draghi era il direttore del Tesoro che li ha proposti e gestiti.

7) Come abbiamo già mostrato, con Draghi al governo e le sue politiche di vaccinazione forzata e lockdown la mortalità in Italia è aumentata nel 2021.
Si può discutere delle cause esatte, ma era Draghi al governo e il risultato è l’opposto di quello che aveva promesso con i lockdown e vaccinazioni, imposte in modo più restrittivo che in altri paesi.

8) La crisi energetica in corso è dovuta innanzitutto alle politiche di boicottaggio dei combustibili fossili in atto da più di dieci anni, perché il rialzo è iniziato l’estate scorsa e la guerra in Ucraina è arrivata a febbraio 2022. Poi ovviamente le sanzioni alla Russia. E infine, dato che in realtà il prezzo del gas russo di Gazprom che Eni come intermediario compra è invariato rispetto ad un anno fa, la speculazione. Sì, perché se il prezzo dell’80% o 90% del gas che viene da Algeria, Qatar e Russia per gasdotto non è variato e quello all’’ingrosso è aumentato di 15 o 20 volte, c’è evidentemente anche speculazione.
Draghi però è stato un grande fautore delle politiche per il climate change e delle sanzioni alla Russia. E sulla speculazione non ha detto mezza parola. Difficile sostenere quindi che Draghi fosse la soluzione per un disastro che ha contribuito più di altri (vedi l’insistenza per le sanzioni) a creare. Per quanto riguarda la speculazione, in Spagna e Francia, ad esempio, si sono prese misure di calmiere e si nazionalizza Edf che è loro Eni. In Italia niente.

9) Infine, per le sanzioni alla Russia e gli armamenti all’Ucraina, Draghi ha soffiato sul fuoco più di altri e senza un motivo logico perché l’Ucraina è dieci volte più armata dell’Italia, ad esempio hanno 2mila pezzi di artiglieri pesante contro circa 150 dell’Italia. Come si è visto, la guerra moderna è tutta basata sull’artiglieria, non la fanteria o i carri armati (in cui comunque l’Ucraina ne aveva 2,500 contro 200 dell’Italia).
L’Ucraina era in realtà, se si guardano i dati e non si ascoltano le chiacchiere, un paese armato fino ai denti dagli Usa.

Questi sono nove fatti, dalla crisi dello spread e il ricatto a Berlusconi, alle perdite sui derivati, al crac di MontePaschi, alla stampa di moneta alla Bce che ha creato inflazione, ai lockdown e vaccinazione forzata ecc. con cui Draghi ha contribuito più di altri a rovinare l’Italia. Lascia un paese in rovina e sarà un problema per qualsiasi nuovo governo tentare di riprendersi.

IL DITINO


Ora finitela col vostro ditino

Marcello Veneziani

Il Tempo, 23 marzo 2018

(Articolo un po’ datato, ma sempre attuale)

Vorrei fare un discorsetto serio a quella razza superiore che giudica dall’alto il mondo, il prossimo e chi non la pensa come loro. Dico alla sinistra e alle loro insopportabili autocertificazioni di superiorità. Lo dico dopo la catastrofe elettorale del 4 marzo, la caduta di Renzi e del renzismo, l’esodo delle Boldrini, dei Grasso, dei governanti dalle istituzioni. Ma lo dico partendo alla larga e da lontano, da altri ambiti non politici. Per esempio, io non ce l’ho con le attrici, gli attori, i registi e i cineasti di sinistra che s’indignano contro il sessismo e le violenze alle donne e poi non solo tolleravano ma trescavano coi produttori maiali e il loro disgustoso mercato del sesso; molti di loro sapevano, facevano e tacevano. Io non ce l’ho poi contro i cantanti di sinistra che portavano i soldi guadagnati in nero in Svizzera o in qualche paradiso fiscale, dopo aver predicato per la giustizia e i più deboli.
E ancora. Io non ce l’ho con gli intellettuali di sinistra che hanno goduto di privilegi, cattedre e carrozzoni coi soldi pubblici da cui mungere soldi, viaggi e premi, o che pretendono di essere pagati in nero, salvo tuonare contro i privilegi e i ricchi. Io non ce l’ho con gli intellettuali e gli scrittori di sinistra sorpresi a plagiare testi altrui. Non ce l’avevo nemmeno con gli intellettuali di sinistra che furono fascisti, ebbero cattedre, giurarono fedeltà al regime e alle leggi razziali, ma esercitarono poi un intransigente magistero antifascista e toglievano la parola e la dignità a chi non si professava antifascista. Io non ce l’ho con tutti loro, a volte amo le loro canzoni, leggo i loro testi, mi confronto con le loro idee, vedo i loro film e in ogni caso so distinguere il loro lato umano miserabile dalle loro qualità, che riconosco quando non sono palloni gonfiati. No, non ce l’ho con loro.
Ce l’ho col loro ditino. Quel ditino ammonitore che ruota nell’aria quando pretendono d’insegnare agli altri la morale e la coerenza che non praticano o peggio quando disprezzano, ignorano, escludono chi sta a destra, i populisti o i cattolici, i moderati, comunque non nella loro brigata. È quel ditino che decreta solo per appartenenza i lodati e i dannati, le opere e gli autori da recensire e da premiare, e quelli da ignorare e vituperare. Ma ora che sappiamo quanto prendevano, come prendevano, dove portavano, da dove copiavano, come si facevano strada, a prezzo di cosa, quel ditino non lo sopporto più. Non voglio vedervi in galera, alla gogna, censurati, ma col ditino abbassato. Non li mettiamo all’indice, ma all’indice voi non mettete più nessuno.
Fatta quest’ampia premessa sul brutto vizio della sinistra “culturale” scendiamo sul terreno della sinistra politica o di quel che ne resta. Anche qui non ce l’ho con la sinistra di governo che ci ha lasciato in eredità un paese a pezzi, ingovernabile, coi grillini primo partito e il rancore come sentimento pubblico prevalente. Salvo inveire contro i populisti, fingendo di non sapere che tutto quanto essi denunciano come abnorme, patologico, eversivo – dal neofascismo presunto al nazismo immaginario, dai berlusconiani ai leghisti fino ai grillini – è nato in reazione e per rigetto al loro modo di essere, di fare e di governare, alla loro presunzione e alla loro cecità, all’aver ceduto la dignità di un paese, all’aver barattato la morale tradizionale col moralismo ideologico bigotto, all’aver tradito le istanze popolari e sociali senza mai diventare classe dirigente, ma restando sempre – come diceva Gramsci – classe dominante. E lo dico riferendomi ad ogni sinistra: infatti l’unica cosa che accomuna Renzi ai suoi nemici di sinistra e alla vecchia casta radical-progressista o ex-pci, compreso l’episcopato a mezzo stampa e tv, è la spocchia, l’arroganza, il complesso di superiorità. Quella che Giacomo Noventa già nei primi anni 50 definiva “boria”. O “l’albagia” come ama dire di sé e del suo teo-narcisismo il marcescibile Eugenio Scalfari.
Vi sorprenderà, ma io credo che il segreto del fallimento di Renzi non sia stato quello di essersi discostato dalla sinistra ma, al contrario, di esserne stato figlio e prototipo. Renzi ha perduto per la sua arroganza, per la presunzione di usare gli altri come corrimano o materiale di scarto; per il culto di sé, l’autoincoronazione di Migliore e di Predestinato che può permettersi tutto. Anche di piazzare mezze calzette al potere. In una parola, si è reso indisponente per quel vizio antico della sinistra di ritenersi superiori e rivelarsi antipatici – per dirla con Luca Ricolfi. Renzi e il suo cerchio magico si sono resi insopportabili, così come fu per i D’Alema e gli altri sinistrati, fino ai radical chic di lotta e di salotto.
Non mettiamo all’indice nessuno, non alziamo il ditino contro nessuno. Ma ora che siete ridotti a quattro ossa elettorali, cenere politica e fumo intellettuale, smettetela di dare lezioni agli altri, come ancora fa il Frankenstein creato da Renzi, quel Martina che spiega al mondo come si pensa seguendo una visione… Erano insopportabili le lezioni col ghigno dei trionfatori, ma sono insopportabili e grottesche le lezioni con la boria dei nobili decaduti, la vanteria dell’élite sconfitta dalla vile plebe populista, che lascia le ultime istruzioni alla servitù e ai parvenu. Non fate più i maestrini, please.
Siate francescani, e non nel senso di rifugiarvi sotto la tonaca di Papa Francesco. Recuperate del poverello l’umiltà e l’ascolto. E come Francesco, parlate agli uccelli, perché la gente non vi vuole più sentire.

La libertà del Paese

“Noi continueremo a raccontare la verità e soprattutto a dire che le vostre proposte colpiscono la libertà del nostro paese, libertà di fare imprese, le famiglie di avere una vita serena, la libertà dei giovani per un futuro migliore. Noi proseguiremo come Impegno Civico a difendere la libertà in questa campagna elettorale e per il futuro dell’Italia”. Lo dice, in un video pubblicato su Facebook, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio rivolgendosi alla leader di FdI Giorgia Meloni.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

CI PUÒ STARE!


Conte smentisce se stesso, prima apre al governo col Pd poi ritratta: “Mai con quelli folgorati da Draghi”

Il Riformista
21 Agosto 2022

Sarà l’inesperienza dettata dalla sua prima campagna elettorale da leader di partito e non da premier prima stampella di Salvini e Di Maio, poi col piglio autoritario anche ‘grazie‘ alla fase iniziale dell’emergenza Covid, quella dell’Italia divisa a colori e delle dirette-fiume in tarda serata che monopolizzavano tg e social. Giuseppe Conte oggi, 21 agosto, a poco più di trenta giorni dalle elezioni politiche, si è reso protagonista di uno scivolone con la successiva pezza (a colori…) che finisce solo con il peggiorare la situazione.
L’ex presidente del Consiglio, che dice di essere in ascesa nei sondaggi, prima apre ad eventuali alleanze di Governo, soprattutto con il Pd e con altre forze della sinistra con le quali ha già governato, poi nel giro di due ore, dopo polemiche interne ed esterne a quel che resta del partito pentastellato, ritratta tutto, parlando di “parole” (le sue…) “travisate”.
Ospite a Mezz’Ora in Più su RaiTre, Conte cade nel rispondere alla domanda provocatoria di Lucia Annunziata (“Voi pensate che questa delusione ed esperienza sia chiusa o no?” facendo riferimento alla fase di governo con il Pd). Le sue parole sono inequivocabili: “In politica pensare di governare da soli è un’ambizione e molto elevata. Stiamo risalendo nei sondaggi, realizzare un monocolore M5s è improbabile”. Per questo “nella prospettiva ci può stare di lavorare con altre forze politiche, un domani, in particolare con il Pd. D’ora in poi noi ci siederemo a un tavolo con condizioni più chiare del passato, declinando principi politici ancora più elevati e ambiziosi e non cederemo su nulla. Le delusioni provate ci rendono ancora più prudenti e intransigenti”.
Poco dopo sui social prova a correggere il tiro: “Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del PD folgorati dell’agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo. Mi spiace deludere qualche titolista, qualche giornale, ma credo che il mio pensiero sia stato forzato e travisato – scrive – Oggi ho dichiarato che mi auguro di governare da solo ma che so anche quanto sia improbabile poter avere un Governo con una sola forza politica”.
“A proposito del dialogo con altre forze politiche come il PD – prosegue – a precisa domanda ho risposto che le delusioni che abbiamo incassato ci porteranno ad essere molto più prudenti e intransigenti sul rispetto delle nostre condizioni e dei nostri valori. L’esperienza maturata deve farci ancor più riflettere. Mi sembra evidente, peraltro, che ad oggi il PD abbia preso un’altra strada rispetto alla nostra e alle priorità di Governo che abbiamo condiviso nel Conte 2″.