CI SIAMO MESSI IN GIOCO

(ANSA) – “Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso. Gli Italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico. E su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione”. Lo scrive su Facebook il ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, Luigi Di Maio, non rieletto.“Negli ultimi abbiamo deciso di metterci in gioco, di proporre agli italiani un progetto politico nuovo, da far conoscere in pochissimo tempo. Il risultato non è stato quello che ci aspettavamo. Impegno Civico non sarà in Parlamento. Allo stesso modo, non ci sarò neanche io. Stanotte mi sono congratulato con Sergio Costa”

UN SINGOLARE SUCCESSO


L’INCONSISTENZA DEL “SUCCESSO” DEL M5S (E DEL SUO LEADER)

Lu.Lea.

27 settembre 2022

Il Movimento 5 Stelle ha più che dimezzato i voti in percentuale passando dal 32,6 per cento del 2018 a circa il 15 per cento di domenica scorsa (vedendo forse ridursi di circa due terzi la sua rappresentanza parlamentare) ma il suo leader, Giuseppe Conte, ha osato parlare di “grande successo in conferenza. Ma quale successo? E questo solo perché i sondaggi due mesi fa lo davano sotto il 10 per centi (lui ha detto al 6 per cento per amplificare il suo ruolo personale nella virtuale “rimonta”).
Lo strano è che nessun giornalista glielo abbia fatto notare e che la gran parte dei commentatori non stiano annoverando – come dovrebbero in base ai dati reali – il M5S e lo stesso Conte tra i perdenti netti nelle votazioni di domenica.
La verità è che il M5S è riuscito solo a prolungare la sua agonia, giovandosi di una sorta di voto di scambio con gli strati meno attivi della società (soprattutto meridionale). Basterà che il nuovo governo elimini o riduca sostanzialmente il reddito di cittadinanza ed il superbonus del 110 per cento, perché riprenda l’ineluttabile decorso politicamente agonico del Movimento 5 Stelle e del suo inconsistente leader “virtuale”.

CARTA BIANCA


Di Maio lascia i 5 Stelle, “se cambi partito…” Quando il ministro attaccava i voltagabbana: parte l’umiliazione social

Giada Oricchio
IL TEMPO

Statista o voltagabbana? Luigi Di Maio finisce sbeffeggiato dai social. Se i politici italiani notoriamente non hanno memoria di cosa dicono pur di farsi eleggere, la Rete conserva tutto e non butta via niente.
Nel giorno della risoluzione al Senato sulle armi all’Ucraina, il ministro degli Esteri ha formato il movimento “Insieme per il futuro” (tanto chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘o ppassato, Simme ‘e Napule, paisà!) operando la scissione con il Movimento 5 Stelle. Ha sfilato al furioso presidente Giuseppe Conte 62 parlamentari (51 alla Camera e 11 al Senato), in gergo sportivo è un “cappotto”. Roba da fight club.
C’entra la mannaia dei due mandati, ma è un’altra storia. L’ex bibitaro (secondo gli avversari) Di Maio – folgorato dalla personalità di Mario Draghi – si è innamorato della politica e ha spiegato la mossa operata, ça va sans dire, con sofferenza: “Dovevamo scegliere da che parte stare della storia. I dirigenti del Movimento hanno rischiato di indebolire l’Italia, di mettere in difficoltà il governo per ragioni legate alla propria crisi di consenso, per recuperare qualche punto percentuale, senza neppure riuscirci. La guerra non è uno show mediatico, è da irresponsabili picconare il governo. No alle ambiguità”.
Responsabilità e coerenza, le parole più amate dai politici. Sulla carta. Già perché il web ha rigurgitato le dichiarazioni del primo Di Maio, quello di lotta e non di governo. Sulla pagina Facebook del ministro si legge ancora un post dell’11 gennaio 2017: “Se vieni eletto con il M5S e scopri di non essere più d’accordo, hai diritto di cambiare forza politica. Ma ti dimetti, torni a casa e ti fai rieleggere combattendo le tue battaglie. Chi cambia casacca tenendosi la poltrona, dimostra di tenere a cuore solo il proprio status, lo stipendio e la carica”.
Cita pure l’art. 160 della Costituzione del Portogallo sulla perdita del mandato per chi si iscrive a un partito diverso da quello delle elezioni. Scripta volant, verba manent. A Giggino non glielo hanno detto. Andiamo avanti. Il 7 gennaio 2017 twitta: “Vieni eletto e poi cambi casacca? In M5S paghi 150.000 euro. Su questa regola il Pd ha fatto ricorso in tribunale e perso”.
Poi ci sono i video contro la troika, contro la moneta unica con la raccolta firme ai banchetti (“ci sarò pure io”, grazie per l’onore) per andare fuori dall’euro, quelli in cui invocava l’impeachment per il presidente Sergio Mattarella e quelli sui voltagabbana del Parlamento. Una nemesi. “In Italia oltre i furbetti del quartierino, ci sono i voltagabbana. Dal 2013 al 2017 ci sono stati 388 cambi di partito – diceva in una clip M5S -. Le peggiori porcate sono state approvate grazie ai voltagabbana. Per loro conta la poltrona, il megastipendio e il desiderio di potere. Un vero e proprio mercato delle vacche, va fermato” concludeva con sorriso di superiorità morale. Si deducono alcune cose: i parlamentari che lo hanno seguito sono rare arabe fenici e non semplici vacche, alla Farnesina si siede per terra, lavora gratuitamente per il bene della Repubblica ed è un umile servo delle istituzioni anziché un ministro con portafoglio. Da mandare a “futura memoria” per il gruppo “Insieme per il futuro”.
Secondo elettori 5Stelle delusi, Di Maio, invece di aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ha fatto il pesce in barile per infilarsi in una scatola di caviale beluga.

CI PUÒ STARE!


Conte smentisce se stesso, prima apre al governo col Pd poi ritratta: “Mai con quelli folgorati da Draghi”

Il Riformista
21 Agosto 2022

Sarà l’inesperienza dettata dalla sua prima campagna elettorale da leader di partito e non da premier prima stampella di Salvini e Di Maio, poi col piglio autoritario anche ‘grazie‘ alla fase iniziale dell’emergenza Covid, quella dell’Italia divisa a colori e delle dirette-fiume in tarda serata che monopolizzavano tg e social. Giuseppe Conte oggi, 21 agosto, a poco più di trenta giorni dalle elezioni politiche, si è reso protagonista di uno scivolone con la successiva pezza (a colori…) che finisce solo con il peggiorare la situazione.
L’ex presidente del Consiglio, che dice di essere in ascesa nei sondaggi, prima apre ad eventuali alleanze di Governo, soprattutto con il Pd e con altre forze della sinistra con le quali ha già governato, poi nel giro di due ore, dopo polemiche interne ed esterne a quel che resta del partito pentastellato, ritratta tutto, parlando di “parole” (le sue…) “travisate”.
Ospite a Mezz’Ora in Più su RaiTre, Conte cade nel rispondere alla domanda provocatoria di Lucia Annunziata (“Voi pensate che questa delusione ed esperienza sia chiusa o no?” facendo riferimento alla fase di governo con il Pd). Le sue parole sono inequivocabili: “In politica pensare di governare da soli è un’ambizione e molto elevata. Stiamo risalendo nei sondaggi, realizzare un monocolore M5s è improbabile”. Per questo “nella prospettiva ci può stare di lavorare con altre forze politiche, un domani, in particolare con il Pd. D’ora in poi noi ci siederemo a un tavolo con condizioni più chiare del passato, declinando principi politici ancora più elevati e ambiziosi e non cederemo su nulla. Le delusioni provate ci rendono ancora più prudenti e intransigenti”.
Poco dopo sui social prova a correggere il tiro: “Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del PD folgorati dell’agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo. Mi spiace deludere qualche titolista, qualche giornale, ma credo che il mio pensiero sia stato forzato e travisato – scrive – Oggi ho dichiarato che mi auguro di governare da solo ma che so anche quanto sia improbabile poter avere un Governo con una sola forza politica”.
“A proposito del dialogo con altre forze politiche come il PD – prosegue – a precisa domanda ho risposto che le delusioni che abbiamo incassato ci porteranno ad essere molto più prudenti e intransigenti sul rispetto delle nostre condizioni e dei nostri valori. L’esperienza maturata deve farci ancor più riflettere. Mi sembra evidente, peraltro, che ad oggi il PD abbia preso un’altra strada rispetto alla nostra e alle priorità di Governo che abbiamo condiviso nel Conte 2″.