Crisanti: “Omicron Centaurus potrebbe essere totalmente invisibile ai vaccini”

Roma, 18 luglio – La dinamica di generazione delle varianti del coronavirus Sars-CoV-2 in versione Omicron “penso abbia una frequenza allarmante. Nel senso che nel giro di pochi mesi se ne sono generate una decina, alcune con notevole capacità infettiva”.

A esternare la preoccupazione all’agenzia Adnkronos Salute è Andrea Crisanti,  direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.

“Nessuno può prevederne il percorso evolutivo”  spiega “ma sicuramente siamo di fronte a un virus che ha acquisito una notevole plasticità”, molto superiore rispetto al passato. Tutti i virus evolvono, ce ne sono alcuni che lo fanno più di altri. Il virus dell’Hiv ha un processo evolutivo spaventoso, tanto è vero che non è possibile fare un vaccino contro questo virus. Non è insolito”, dunque, che nuove varianti si formino a distanza così ravvicinata.

La sottovariante di Omicron BA.2.75, continua Crisanti, è “una variante che desta preoccupazione principalmente perché è modificata la regione che viene riconosciuta dagli anticorpi neutralizzanti. Quindi di fatto questa variante potrebbe essere totalmente invisibile ai vaccini. Se ha il potenziale per diffondersi? Su questo esistono dei dati un po’ contrastanti, perché l’indice di infezione secondario”, che fa riferimento alla quota di casi secondari, che derivano dal contatto con un caso primario, “era piuttosto basso, perlomeno dalle prime misure. Devo dunque dire che è un po’ prematuro vedere se questa variante ha una capacità di trasmissione uguale a queste ultime che abbiamo adesso”.

Non è  dunque detto, conclude Crisanti, che quella che sui social è stata ribattezzata la variante Centaurus sarà la prossima variante dominante riuscendo a scalzare Omicron 5. “Non è detto, però sicuramente la preoccupazione degli organi di sorveglianza è direttamente legata a questi aspetti, alle caratteristiche delle mutazioni” precisa l’esperto. Mutazioni  che sarebbero un problema anche perché potrebbero eludere l’immunità naturale guadagnata con infezioni contratte da altre varianti Omicron.

“A quel punto” conclude Crisanti ” si ripartirebbe da zero, questo è il problema”.