I COMPAGNI DI CAPALBIO

Caso Cirinnà: insomma, compagni di Capalbio, se avete tradito la lotta di classe per l’aplomb da rentier, il problema è vostro

di Max Del Papa

Non è un buon momento, anzi è un annus horribilis per Monica Cirinnà, la pasionaria piddina del gender (mollato appena il partito ha deciso di soprassedere). Prima, quel pasticciaccio brutto di un fratello e un nipote condannati per usura, in odore di criminalità più o meno organizzata. Poi quel pasticcio gustoso dei 24mila euro nella cuccia del cane, all’interno della sua tenuta di Capalbio. Corredato dalle imbarazzanti dichiarazioni dell’interessata sull’ingratitudine della donna di servizio che, pagata «e perfino messa in regola», l’ha salutata sulla soglia del Ferragosto costringendola a fare la lavatrice e a spadellare. Adesso vien fuori pure il sospetto che Cirinnà utilizzi profili social falsi per insultare i suoi bersagli. Questa almeno l’accusa di una collega, Anna Rita Leonardi, di Italia Viva, che l’ha sorpresa con un messaggio autografo piuttosto insultante, subito sparito ma solo per ricomparire, identico, a nome di un tizio inesistente: ce n’è abbastanza per dubitare a oltranza.
Dettagli, si dirà. Sì, ma dettagli che riguardano una parlamentare che dell’amore contro l’odio, della correttezza al posto dell’imbroglio, ha fatto la sua bandiera (arcobaleno): e, dal pulpito di questi princìpi, bacchetta a destra e a manca, ma soprattutto a destra, chiunque non la pensi come lei. E come lei la pensi è sempre assoluto, icastico, caustico. Ricordate il suo autoscatto col cartello «Dio, patria e famiglia: che vita di merda»? Certo, Gender, Capalbio e cane snob è tutta un’altra cosa. Ma questi sono benefit riservati ai piddini doc e per essere un piddino doc ci vogliono precisi requisiti: una tenuta in Maremma, un giro d’affari ragguardevole, un cane di razza che custodisce tesoretti, un impegno indefesso sul sesso, un sano disprezzo per i poveracci, i cristiani, i diversi. E, naturalmente, per chi «odia».
Perché essere piddini significa «amore, amore, amore», come il Ruggero di Carlo Verdone. E loro amano anche quando odiano, mentre quegli altri odiano e basta. C’è persino chi, sulle trovatine tipo «odiare ti costa», ha tentato una irrisoria carriera politica, laddove la rubrica, «ti costa», palesava volgari mire avvocatesche di risarcimento.
Il problema è che, come al solito, l’odio va a senso unico, juris et de jure, cioè ad esclusivo arbitrio di chi mena la danza: merda chi crede in Dio e nella famiglia (lasciamo perdere la patria), merda chi si duole per la pulizia etnica delle foibe, infame chi non è d’accordo con l’agenda piddina; santi, martiri, eroi i mazzolatori, i mistificatori storici, i bulli da tastiera purché «dalla parte giusta».
Cirinnà non è tanto una pasionaria: è una epitome. Riassume tutte le contraddizioni, chiamiamole così, della sinistra di potere, danarosa e orgogliosamente sprezzante. Compendia tutta l’aggressività di chi si scaglia per amore e non esita a usare mezzi discutibili – in religione si chiama convertire a colpi di Crocifisso. A riprova che nel dna piddino, postcomunista, riposa sempre il caro vecchio Karl Marx dell’«io ti schiaccerò». Fosse successa a un altro, di altra fazione, la metà delle cose capitate, malgrè soi, a Cirinnà, Monica si sarebbe scatenata in lapidazioni mediatiche implacabili.
Invece, va detto, i media sono molto, molto comprensivi con lei, le lasciano facoltà di autointervista, glorificano le sue ambasce, quasi quasi se la pigliano con quella ingrata d’una sguattera che ha osato piantarla proprio in vacanza. «Beh? Che c’è? Uno di sinistra non può essere benestante?», provocano sempre i compagni danarosi. Certo che sì, ma cavarsela con l’invidia dei poveri è un escamotage cialtrone e anche contraddittorio: non siamo noi, ma il vostro sacro verbo ad avere tracciato la sempiterna equazione «ricco uguale sfruttatore». Insomma, compagni di Capalbio, se avete tradito la lotta di classe per l’aplomb da rentier, il problema è vostro. E se, in nome dell’amore e del rispetto, usate profili farlocchi per azzannare chi non vi va a genio, l’imbarazzo è tutto vostro: inutile arrampicarsi sugli specchi di una ideologia in frantumi.

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