RANZATA LA RONZULLI

Governo, Ranzata la Ronzulli

Maurizio Belpietro
La Verità

Se ottant’anni fa Francia e Germania non erano disposte a morire per Danzica, potete pensare che in Parlamento siano disposti a morire per Licia Ronzulli? Per di più in un momento in cui gli italiani – vedi i più recenti sondaggi – dimostrano di non essere disposti a morire per l’Ucraina?
Sì, ciò che è accaduto ieri al Senato ha un aspetto tragicomico che pare non tenere in alcun conto la situazione disperata in cui versano le famiglie e le imprese dopo il rincaro delle bollette. Non avere votato Ignazio La Russa ha dimostrato non solo l’irrilevanza politica dei voti di Forza Italia, ma anche l’insensibilità di alcuni suoi esponenti di fronte ai problemi che affliggono il Paese. Il centrodestra unito dovrebbe aver fretta di eleggere i presidenti delle Camere per poi presentarsi al cospetto del capo dello Stato e rivendicare la guida del governo.
E invece, da giorni a che cosa assistiamo? A un braccio di ferro, non per imporre le misure da adottare per far fronte alla crisi energetica e all’inflazione galoppante, ma per imporre una persona. Il Cavaliere, difendendo la scelta del suo partito di non partecipare al voto che ha portato alla nomina di un ex esponente del Popolo della libertà sullo scranno più alto di Palazzo Madama, ha sostenuto che fra alleati non ci possono essere veti. Una posizione che in linea di principio non può che essere condivisa.
Tuttavia, Berlusconi ha misurato sulla propria pelle che cosa significa il ricatto dei partiti minori nei confronti di quelli maggiori. Conosco abbastanza bene la storia di Forza Italia e dei governi guidati dal Cavaliere per ricordare quanta fatica egli fece per resistere alle pressioni di coloro che si erano candidati insieme a lui nella Casa delle libertà per poi trasformarsi in guastatori.
Penso al duplex Casini e Follini, il primo premiato con la presidenza della Camera e il secondo con una poltrona da vicepremier, e a Gianfranco Fini, ministro degli Esteri, numero due a Palazzo Chigi e infine anch’ egli presidente della Camera. I primi potevano contare sul 3 per cento dei voti, il secondo sul 12, ma pur non avendo numeri decisivi, dal 2001 al 2006 condizionarono l’azione di governo, bloccando provvedimenti e imponendo svolte.
Fu grazie a Follini se a metà legislatura Berlusconi dovette fare un rimpasto e fu grazie a Fini se a metà legislatura il Cavaliere fu spinto a licenziare Giulio Tremonti, salvo riprenderlo come ministro dell’Economia un anno dopo. Se ricordo il passato è per dire che il potere di ricatto non può diventare uno strumento con cui i partiti di minoranza della coalizione alzano la posta nei confronti di quello di maggioranza, sapendo che senza i loro voti i numeri per governare non ci sono.
Ieri al Senato abbiamo assistito a un brutto spettacolo, ovvero a un messaggio spedito a Giorgia Meloni per ricordarle che senza i voti di Forza Italia la futura presidente del Consiglio non potrà fare niente. La risposta è stata un voto trasversale, che comunque ha consentito l’elezione di La Russa, e il rinvio al mittente dell’avviso ai naviganti.
Non solo i voti di Forza Italia non si sono dimostrati determinanti, perché i «responsabili» – inventati anni fa da Berlusconi per sorreggere il governo senza più i voti di Fini – si annidano in ogni partito, ma quelli che un tempo chiamavano azzurri si sono abbassati a un gioco di potere che non fa bene alla storia politica di Berlusconi.
Se questo è l’antipasto di ciò che ci attende nei prossimi mesi, se cioè Forza Italia ha intenzione di trasformare il percorso dell’esecutivo che si appresta a nascere in una via crucis, meglio dirlo subito. Anzi, meglio sarebbe stato dirlo prima del 25 settembre, in modo che gli elettori avessero potuto regolarsi di conseguenza. Molti italiani hanno atteso per dieci anni che il centrodestra ritornasse a governare il Paese.
Nell’arco di due legislature hanno dovuto sopportare i governi di Mario Monti prima, perché lo chiedeva l’Europa, e poi di Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte e Mario Draghi perché lo chiedevano Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella e la solita Europa.
Ora che finalmente, dopo anni di governi tecnici e rossi, gli elettori hanno potuto dire la loro e decidere da chi farsi guidare sarebbe davvero il colmo che per un nome – perché come ha detto Berlusconi non è stato offerto «nessun ministero a Ronzulli» – l’esecutivo di centrodestra tanto atteso non si possa fare. Mi auguro che la battuta d’arresto di ieri sia stata frutto di incomprensione. Che il mancato voto a La Russa sia il risultato di un errore di valutazione e che già oggi se ne sia compreso il significato. Gli italiani hanno bisogno di un governo che li rappresenti e non della rappresentante di Forza Italia al governo.

OLGETTE E CAVALIERI

Licia Ronzulli, da infermiera a fedelissima del Cavaliere: le tappe di una scalata

di Adriana Logroscino
13 ottobre 2022

È stata definita cortigiana, pasdaran, vestale. Di certo Licia Ronzulli, 48 anni, prima della politica, fisioterapista e manager sanitaria, è la fedelissima di Silvio Berlusconi: sempre presente al suo fianco, da oltre un decennio, ammessa a ogni trattativa e nelle circostanze più private, con un ruolo di primo piano, perfino di organizzatrice, per il matrimonio-non matrimonio del Cavaliere con Marta Fascina alcuni mesi fa. Una fedeltà che travalica le categorie politiche e assume tratti da tifosa. Sue sono le definizioni di Berlusconi «Maradona della politica internazionale» e «Leone» che «ruggisce ancora».
Pur avendo origini remote al Sud, in Puglia – «mia nonna Isabella, poverissima e analfabeta fino alla sua morte, era di Margherita di Savoia», rivendica alcuni anni fa nel bel mezzo di una guerra a mezzo lettere pubbliche con il segretario regionale di Forza Italia — Ronzulli nasce a Milano e cresce a Monza da papà brigadiere dei Carabinieri. Prima di scalare la scena politica, è infermiera e fisioterapista all’Irccs Galeazzi di Milano. Studia e viene promossa a coordinatrice delle professioni sanitarie per la stessa struttura.
L’ambiente professionale è quello in cui incontra il suo compagno, dal quale si è poi separata: Renato Cerioli, imprenditore e manager sanitario, ex presidente di Confindustria Monza e Brianza, che sposa nel 2008 (con Berlusconi a fare da testimone) e dal quale ha una figlia. È nell’ambito della sua attività professionale che il suo destino potrebbe aver incrociato per la prima volta quello di Silvio Berlusconi. La scintilla politica, però, ha raccontato lei stessa, sarebbe scoccata in occasione di una iniziativa di Forza Italia, durante la quale Ronzulli sarebbe riuscita ad avvicinare Berlusconi e a ottenere da lui un impegno finanziario a favore di un’attività di volontariato per i bambini del Bangladesh, di cui si occupava da tempo.
La scalata ai palazzi del potere ha una falsa partenza alle elezioni politiche del 2008: candidata alla Camera, da Berlusconi, non viene eletta. Ci riprova l’anno dopo, alle Europee, e conquista il seggio nell’europarlamento: celebri le immagini con la figlia di pochi anni in braccio nell’aula di Strasburgo.
Eletta al Senato nel 2018 e confermata alle ultime elezioni, da allora è sempre vicinissima al Cavaliere, voce ascoltatissima, spesso in conflitto con altri uomini e soprattutto donne di Forza Italia. Tra loro sicuramente Mariastella Gelmini con la quale , quando è caduto il governo Draghi, a luglio scorso, avrebbe avuto uno scambio velenosissimo nei corridoi del Senato, captato da altri parlamentari: «Contenta di aver fatto cadere il governo?» la provocazione di Gelmini, che in seguito a quella decisione si preparava a lasciare FI per Azione di Calenda, «Vai a piangere da un’altra parte e prenditi uno Xanax», la replica di Ronzulli.

PER 57 MILIARDI DI DOLLARI IN PIÙ

Zelensky: “Ci servono 57 miliardi di dollari”
13 Ottobre 2022

“L’Ucraina ha bisogno di 57 miliardi di dollari per coprire il deficit di bilancio l’anno prossimo e per ricostruire infrastrutture cruciali ed energetiche” distrutte nella guerra con la Russia. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo in video collegamento alle riunioni di Fmi e Banca Mondiale. Zelensky ha anche chiesto un limite di credito di cinque miliardi per l’acquisto di gas e carbone.
“Sarebbe opportuno creare un gruppo di lavoro permanente che fornisca assistenza finanziaria all’Ucraina e che lavori in modo tempestivo a diversi livelli”, ha affermato il presidente.
Il formato dovrebbe essere modellato sul cosiddetto Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, attraverso il quale vengono coordinate le forniture di armi per le forze armate ucraine in particolare. Nel formato che riguarda le finanze, i donatori internazionali e i singoli Paesi dovrebbero lavorare insieme, ha detto il presidente ucraino. (ADNKRONOS)

ABBANDONATE PUTIN


Volodymyr Zelensky ha lanciato un monito ai russi nel suo video-intervento serale. “Finche’ non risolvete tutti il problema con colui che ha iniziato tutto, che ha iniziato questa guerra insensata per la Russia contro l’Ucraina, sarete uccisi uno per uno, facendo da capri espiatori, per non ammettere che questa guerra è un errore storico per la Russia”, ha detto, dopo gli ultimi successi della controffensiva ucraina nel Donbass.